lunedì 30 giugno 2014

"Lo straordinario viaggio di Edward Tulane" Kate DiCamillo (illustrato da Bagram Ibatoulline)


C'era una volta un coniglio di porcellana che era amato da una bambina. Il coniglio partì per un viaggio in mare e cadde fuori bordo e fu salvato da un pescatore. Fu seppellito sotto la spazzatura e dissepolto da un cane. Viaggiò a lungo insieme ai vagabondi, e per un breve periodo lavorò come spaventapasseri. C'era una volta un coniglio che amava una bambina e la vide morire. C'era una volta un coniglio che ballò per le vie di Memphis. La sua testa fu spaccata in una tavola calda e rimessa insieme da un riparatore di bambole. E il coniglio giurò che non avrebbe mai più commesso l'errore di amare. [...] C'era una volta - oh, una volta meravigliosa! - un coniglio che ritrovò la strada di casa.
Parto dalla fine del libro perché queste poche righe possono riassumere brevemente un viaggio bellissimo e una vita vissuta in pieno. Il libro in questione, pubblicato da Giunti nel 2007 in edizione rilegata, cartonata, con illustrazioni a colori, è stato ripubblicato in edizione economica quest'anno, 2014, con illustrazioni questa volta in bianco e nero (che sembrano quasi incisioni), ad un prezzo più che abbordabile. Io purtroppo l'ho scoperto e comprato tardi (anche se la copertina l'avevo già adocchiata varie volte su Anobii), anche perché in libreria non l'ho mai visto troppo in risalto, quindi ho acquistato l'edizione economica, e un po' mi dispiace perché le illustrazioni a colori sono magnifiche e fanno immergere ancora di più nella storia. Anche se in bianco e nero non perdono valore, cambiano però la visione secondo me, dando al libro un tono più vintage, di ricordo, passato e una lieve vena malinconica. L'edizione cartonata è in generale curatissima, quindi consiglio di prendere questa.





La storia trattata è toccante e ricca di significato. Classificato libro per ragazzi (età di lettura da 7 anni), come spesso accade, lo considero invece una lettura adatta a tutti, che sa emozionare tanto gli adulti quanto i bambini, perché basata su fatti e oggetti che sembrano ripescati dalla nostra infanzia. I momenti di gioco, l'affetto smisurato per un pupazzo o un giocattolo trattandolo da pari, la complicità degli adulti nel considerare questi "esseri", a noi tanto cari, come i più importanti del mondo. Esperienze vissute da tutti, almeno una volta nella vita, e che anche se pensiamo di aver dimenticato e rimosso, basta poco per farli riemergere. 

All'inizio della storia il protagonista, Edward Tulane, non è di certo tra i personaggi più simpatici della letteratura, anzi è a dir poco odioso. Si tratta di un coniglio di porcellana, giocattolo di lusso presente nella casa di una famiglia benestante, che ricorda molto lo stile di vita borghese vittoriano.
C'era una volta, in una casa di Egypt Street, un coniglio fatto quasi interamente di porcellana. Aveva braccia di porcellana e gambe di porcellana, zampe di porcellana e testa di porcellana, corpo di porcellana e naso di porcellana. 
[...] Aveva le orecchie di vero pelo di coniglio e, sotto il pelo, c'erano robusti fili metallici flessibili, così da poterle piegare nella posizione che meglio riflettesse l'umore del coniglio: baldanzoso, stanco, annoiato. Anche la sua coda era di vero pelo di coniglio ed era vaporosa soffice e di forma perfetta.
Il coniglio si chiamava Edward Tulane, era alto una novantina di centimetri dalla punta delle orecchie a quella delle zampe e aveva occhi dipinti di un azzurro acuto e penetrante.
Nel complesso Edward Tulane si riteneva una creatura eccezionale. Soltanto i baffi gli davano qualche cruccio: erano (com'è ovvio) lunghi ed eleganti, però d'origine incerta, ed Edward nutriva il fondato sospetto che non fossero baffi di coniglio. A chi fossero appartenuti in origine - a quale bestiame ripugnante - era una domanda sulla quale Edward non riusciva a soffermarsi troppo a lungo. Ragion per cui evitava di farlo. Di regola, preferiva schiarire i pensieri sgradevoli.
 Elegantissimo ma dotato forte egoismo e con una grande considerazione di se stesso.
Fra tutte le stagioni dell'anno, il coniglio preferiva l'inverno, perché il sole tramontava presto e le finestre del pranzo si oscuravano permettendogli di vedere il proprio riflesso nel vetro. E che riflesso, era quello! Che figura elegante, la sua! Edward non cessava mai di stupirsi della propria raffinatezza.
Amato da tutti i componenti della famiglia, in particolare dalla sua piccola padroncina, ricambia le loro attenzioni con disinteresse, noia, e rabbia, per essere considerato dai più grandi un bambolotto, o irritato da certi comportamenti che ritiene mancanza di rispetto nei suoi confronti. E' l'amore che manca completamente in lui, lasciando un grande vuoto incolmabile. Sentimento che non conosce e che per questo fatica a capire, tanto da ritenerlo superfluo, ma che avrà modo di scoprire e rivalutare durante la storia. 

Il destino si sa, gioca brutti scherzi, e causa il suo caratteraccio, verrà punito, trovandosi improvvisamente solo, triste, lontano dalla sua famiglia e da chi gli voleva bene, senza un futuro davanti a se. Per la prima volta Edward prova qualcosa, si pone domande. Teme che nessuno lo vada a recuperare, cosa per lui impensabile fino a poco tempo prima. Comincia ad aprire gli occhi. Inizia da qui un lungo viaggio, che come ogni buona storia, porta ad un profondo cambiamento in meglio del protagonista, in un'avventura costellata da incontri, con persone varie, che lo arricchiranno interiormente. Tante piccole storie nella storia, vissuti personali che fanno riflettere sulla solitudine, sul bisogno di un compagno, anche se questo è un po' fuori dai canoni (come un coniglio di porcellana!) e su come sia facile confidarsi e affezionarsi a quello che di solito consideriamo semplicemente un oggetto.

Tanti lo ameranno, dandogli i nomi più disparati, vestendolo in modi strani e cambiandogli anche sesso (senza suscitargli più rabbia perché conscio dell'affetto che gli viene mostrato). Altrettanti lo maltratteranno, perché oggetto inutile, senza sentimenti e anima, e cambieranno continuamente il suo destino, che diventerà metafora della vita, in continuo cambiamento e ricca di sorprese. Insieme a lui sapranno crescere anche le persone che gli stanno a fianco, come ad esempio il suo piccolo amico Bryce, che pur di riaggiustarlo e donargli una nuova vita, saprà rinunciare a lui per sempre, scelta importante per un bambino. 

Una storia costellata anche da tanti abbandoni, seguiti da continui nuovi incontri, cambiamenti, che sono simili alla storia personale di ognuno di noi. Quante persone incontriamo, amiamo, stimiamo e poi perdiamo, improvvisamente, senza veri motivi, semplicemente perché il tempo fa il suo corso?

Un passo della storia che mi è piaciuto molto è quando Edward si ritrova nel negozio di bambole, immerso in un ambiente a lui lontano e tra soggetti che non sopporta (bambole stupide e superficiali) e dai quali viene schernito. Reagisce a ciò chiudendosi in se stesso, tornando duro e schivo. Ma una bambola, che sembra tale e quale alle altre, gli farà tornare in mente l'importanza dell'amore, dei sentimenti positivi, facendolo rinascere dalle proprie ceneri. Ancora una volta il conforto si trova dove meno ce lo si aspetta.

Il finale è toccante e molto bello. Si, ce lo si può aspettare, ma non è comunque banale. Io per esempio non ci avevo minimamente pensato perché travolta dall'avventura e dalle macro storie. 

Un romanzo d'avventura, ma ricco dei sentimenti più puri e profondi, che nessuno deve mai dimenticare. 

Le illustrazioni di Bagram Ibatoulline sono di grande eleganza e bellezza, con un'attenta cura del dettaglio, che in questo modo sanno accompagnare perfettamente il tono e il momento storico della storia. Illustratore da approfondire (non lo conoscevo sinceramente) e da tenere d'occhio. In verità mentre leggevo il libro, mentalmente mi immaginavo come protagonista un "Peter Coniglio" di Beatrix Potter, ma riguardando le illustrazioni penso sia perfetto quello di Ibatoulline, perché i conigli della Potter hanno un aspetto più dolce, morbido, mentre questo, soprattutto nella copertina, rende perfettamente la bellezza ma anche la sua durezza d'animo iniziale.

Spero di leggero altro di Kate DiCamillo, autrice di altri grandi successi come "Le avventure del topino Desperaux" (da cui è stato tratto un film d'animazione, vincitore della Newbery Medal), "Il cane più brutto del mondo", "L'elefante del mago". "Lo straordinario viaggio di Edward Tulane" invece è stato insignito del Boston Globe Horn Book Award, uno dei più autorevoli riconoscimenti nel panorama statunitense ed è stato inserito nel White Ravens 2007, una selezione dei 250 migliori libri del mondo per il 2006.
 
 

lunedì 23 giugno 2014

Il mio "Mare di Libri"


A una settimana di distanza, voglio parlarvi della mia esperienza al festival dei ragazzi che leggono "Mare di Libri", tenutosi a Rimini il 13, 14 e 15 giugno. Tanto per cominciare, ci tengo a riportare qui di seguito alcune frasi, che ho trovato sia sul depliant del festival, che sul sito (www.maredilibri.it) e che spiegano brevemente la passione, gli obbiettivi e i risultati ottenuti. 
Mare di Libri è il primo Festival di Letteratura in Italia pensato per e fatto da adolescenti. Il progetto nasce nel marzo 2008 dalla volontà di tre libraie di "Viale dei Ciliegi 17", con una sfida semplice e al tempo stesso audace: portare a Rimini in una tre giorni culturale tutti i ragazzi italiani che amano leggere e consumare cultura. [...] 
Mare di Libri è ora punto di riferimento per i giovani lettori appassionati, per gli addetti al settore e per il mondo dell'editoria per ragazzi e giovani adulti. Negli anni ha portato a Rimini i più importanti autori nel panorama nazionale ed internazionale. Per continuare a parlare di adolescenza in tutte le sue declinazioni. Per dimostrare che anche oggi si può fare buona letteratura e che i giovani in cui tanto crediamo la sanno apprezzare a amare.  
Aspetto molto interessante del festival, e che ho apprezzato particolarmente perché azzeccatissimo, è il basarsi completamente sui volontari per il funzionamento del tutto, volontari impersonati "da ottanta e più ragazzi dagli 11 ai 18 anni". Amanti dei libri, veri appassionati.
E' bello sedersi alle conferenze, guardarsi intorno e vedere più giovanissimi che adulti, più bimbi con nonni e genitori che addetti ai lavori. Stessa cosa vale per la gestione del bookshop, ordinato e ben fornito, del punto informazioni e la riuscita di tutti gli incontri. I giovani sono sia dietro al festival che davanti, fuori, da spettatori.

Altre parole espresse dall'associazione, a mo di manifesto, mi hanno fatto riflettere molto.
Dicono che portare gli adolescenti a un evento culturale sia impossibile, a meno di organizzarlo attraverso la scuola: ecco perché il festival, da sempre, apre le sue porte quando quelle delle scuole si chiudono.
Dicono che i ragazzi non leggono: be', quest'anno siamo alla settima edizione.
Dicono che la nuova generazione sia pigra, disinteressata e indolente: chiedetelo ai ragazzi che come volontari coordinano quasi interamente il festival.
Dicono che nessuno dà fiducia ai giovani: qui possono diventare soci appena maggiorenni. 
Dicono che non ci sono i soldi per organizzare eventi culturali di qualità: per il settimo anno, cercheremo di dimostrare che la qualità costa relativamente poco, e che sostituendo agli sprechi idee, fiducia e passione, si può parlare di libri che ci hanno resi persone più attente, aperte e migliori. 
 Dicono che i festival non servano: ecco perché vi ringraziamo di essere ancora qui con noi, in direzione ostinata e contraria.
Anche quest' anno gli autori presenti erano vari, interessanti, validi e importanti, punti di riferimento nel panorama del libro per ragazzi, chi da tempo e chi più recentemente, come Pierdomenico Baccalario, Beatrice Masini, Kevin Brooks, Michela Murgia, Aidan Chambers, Stefano Benni, Michele Mari, e molti altri. Sicuramente i più attesi dai ragazzi, per queste edizione, sono stati: "L'estate del coniglio nero" di Brooks, "Oh, freedom!" di D'Adamo, "Braccialetti rossi" di Espinosa, "Il volo dell'asso di picche" di Hill, "Geek girl" della Smale e la trilogia di "The Hunt" di Fukuda.
Mio grande dispiacere è stata l'assenza di Lemony Snicket/Daniel Handler, che adoro e che mi incuriosirebbe molto ascoltare e vedere, soprattutto nelle sue "due facce" con "Una serie di sfortunati eventi" e "Perché ci siamo lasciati", molto diverse ma entrambe geniali. L'organizzazione però, ha saputo "sostituire" e rimarginare l'assenza senza problemi e con autori altrettanto di spicco per gli adolescenti.

Come già detto, gli incontri erano numerosi e tutti molto interessanti, quindi fare una scelta è stata dura. Il mio

"tour" di conferenze è cominciato venerdì 13, con Beatrice Masini che ha condotto un incontro incentrato su "Mary Poppins", per far riscoprire questo personaggio, ricordato solitamente come carino, dolce e zuccheroso per la trasposizione in musical della Disney, che nella realtà è invece molto più duro, ammonitore e outsider, rispetto ai soliti adulti della letteratura per l'infanzia. E' stato fatto anche un breve parallelo con il film "Saving Mr. Banks", del quale la Masini ha esaltato l'interpretazione della Thompson, perfetta come Pamela Travers, e con altri classici che in modo sottile, a suo parere, vengono richiamati nella trama, come "Il mago di Oz", "Alice nel paese delle meraviglie", "Peter Pan"...ecc. "Mary Poppins" è certamente un classico inusuale, che necessita di essere riconsiderato e letto perché mostra ai più piccoli i loro diritti verso gli adulti, il diritto di essere liberi, felici, spensierati e la necessità di capire di quali "grandi" ci si può fidare per crescere.

Ho trovato questo genere d'incontro molto utile ed interessante. Il festival ne prevedeva anche un altro dello stesso genere, questa volta su "Il signore degli anelli", condotto da Michela Murgia.  


Sabato 14 inizia con un incontro particolare, intitolato "La poesia del mare", durante il quale Alessia Canducci ha prestato la sua voce per leggere e interpretare, in maniera magistrale per quanto mi riguarda, l'albo illustrato "Raccontare il mare" di Lucia Scudieri. Immagini marine molto evocative e poetiche, accompagnate da magnifiche poesie che grandi autori hanno dedicato al mare. Un risveglio (l'incontro era alle 8.00) piacevole, leggero, come se si fosse cullati, proprio dalle onde del mare.




(Ecco alcune immagini della mostra che presentava le illustrazioni del libro.)











Poi è stata la volta di Aidan Chambers, intervistato dai ragazzi degli avamposti di lettura Fuorilegge, che hanno reso ancora più piacevole e naturale l'incontro. Chambers è un autore che dimostra sempre una grande empatia e delicatezza nei confronti dei ragazzi e che non perde mai l'occasione di trattare temi forti dell'adolescenza. Più volte ospite al festival, e che già da come si pone con il pubblico in sala, fa capire quanto sia interessato a dialogare e farsi comprendere dai più giovani. Attraverso una panoramica dei suoi libri, mostra come sempre, al centro delle sue storie, ci sia il momento della crescita, con tutti i relativi problemi. Sottolinea anche la diversità dei suoi personaggi, delle ambientazioni, dei periodi storici, delle situazioni e dei punti di vista dei narratori. Temi cardine di tutta la sua produzione rimangono la sessualità e l'omosessualità, che considera tipici dell'adolescenza, in quanto età mutevole e di transizione e scoperta. Temi che proprio per questo, rendono naturali e reali le sue storie, forse per questo tanto amate dai lettori. 

Nella stessa giornata ho avuto anche il piacere di visitare la libreria indipendente per ragazzi "Viale dei ciliegi 17" (www.vialedeiciliegi17.it Da notare, l'indirizzo della famiglia Banks in "Mary Poppins"), fondatrice e collaboratrice diretta del festival, e che consiglio a tutti di visitare, perché molto bella, curatissima, ricca di proposte, non solo letterarie, ma anche di attività e giocattoli originali. Una gioia per gli occhi per tutti i lettori. Al suo interno era presente anche una piccola mostra, riguardante le tavole della graphic novel "Viola Giramondo" di Radice e Turconi, edita da Tunuè. Le tavole in mostra erano originali a matita, che mostrano un segno vivo, simpatico, curato e originale, con un'attenta e divertentissima caratterizzazione dei personaggi.



 Domenica 15 segna già il termine di questo bellissimo viaggio. La mia giornata inizia con Michele Mari e il suo "Roderick Duddle", romanzo dai forti echi dickensiani e del romanzo d'avventura. Durante la conferenza l'autore "smembra" la storia, spiegando il motivo della cartina geografica in apertura, descrivendo attentamente i personaggi, dando anche riferimenti visivi paragonandoli ad attori conosciuti, per permettere a tutti la loro visualizzazione. E' anche un suo omaggio a Robert L. Stevenson, autore che ha sempre amato e che l'ha accompagnato durante l'adolescenza con il suo "L'isola del tesoro". E forse il suo intento è proprio quello di segnare i giovani che leggeranno il suo libro, per accompagnarla fino all'età adulta.

Nel primo pomeriggio seguo invece l'incontro su Kurt Cobain condotto da Tuono Pettinato (autore della graphic novel "Nevermind", proprio su Cobain e i Nirvana), intervistato da Marco Corona, altro talentuoso fumettista, anche lui informato e interessato all'argomento e molto coinvolgente. Una tranquilla chiacchierata, accompagnata da immagini e video che hanno costituito il materiale per la creazione del fumetto. La volontà di Tuono Pettinato è di andare oltre l'immagine depressiva dei Nirvana del suo frontman, mostrando invece la normale infanzia di Kurt, il suo essere un bambino come tutti gli altri, rovinato però da pressioni famigliari, genitori incapaci ed eventi che durante la crescita lo faranno pensare più volte al suicidio. L'incontro, anche se breve, mi ha fatto riflettere molto sul ruolo degli adulti nella crescita dei figli e sulle pressioni esorbitanti esercitate dal mercato discografico una volta diventati famosi. Questo per far capire sempre quanto un fumetto possa far pensare.

La giornata conclude in bellezza con Stefano Benni, autore che adoro leggere quando ho il blocco del lettore, quando voglio divertirmi, sorridere mentre leggo e vivere un libro a cuor leggero. Anche se le sue storie sono tutt'altro che leggere e spensierate, perché dietro l'ironia si cela spesso l'amarezza e tematiche vere e profonde che toccano tutti noi. Benni già di per se è un "personaggio", forse uno del suo stesso catalogo, simpatico, carismatico e molto saggio. L'incontro inizia con la lettura di un particolare alfabeto, che scrisse nel '99 e con il quale, attraverso ogni lettera, con una mini storiella o riflessione, incitava alla lettura. Spassoso, sicuramente una chicca da tenere sempre a mente. Il tutto è condotto dai ragazzi di un gruppo di lettura di Mantova, che alternano domande profonde e serie a piccole curiosità, con i quali l'autore dialoga e scherza con grande piacere e naturalezza. Da questo confronto emergono i temi che più spesso si trovano nei suoi scritti, come il destino e la solitudine, ma anche la presenza di alcuni elementi, come l'utilizzo di soprannomi (che ama inventare e considera più reali del nome proprio) e la presenza del bar, come luogo di incontro di personaggi molto diversi tra loro e regno delle storie, dalle più reali a quelle strampalate, inverosimili.

Cosa dire quindi di questo festival? Bello, bello, bello. Se avete la possibilità andateci perché merita tantissimo. Perché quello che traspare è davvero la passione per la lettura. Basta solo guardarsi intorno. Si trovano ovunque giovani che leggono, in piedi, su scale, appoggiati ad un muro, o che non sanno come chiudere la valigia perché colma di acquisti libreschi. Tante nuove storie da scoprire e di cui nutrirsi. 

Grazie Mare di Libri.


(In giro per Rimini:)






martedì 10 giugno 2014

"Pomelo è innamorato" Ramona Badescu, illustrazioni di Benjamin Chaud

Grazie alla biblioteca della mia città, sono riuscita a reperire uno dei libri di Pomelo, personaggio disegnato dall'illustratore Benjamin Chaud, un mini elefantino rosa davvero simpatico. Al momento i titoli riguardanti Pomelo in Italia sono esauriti, si possono però reperire in mercatini online e nelle biblioteche ben fornite oppure in altre lingue, soprattutto in francese, in quanto in Francia è un personaggio conosciutissimo tra i bambini. Benjamin Chaud ha vinto da poco il Premio Andersen 2014 come "Miglior libro 0/6 anni", con l'albo "Una canzone da orsi", che io trovo davvero stupendo. Sia per la storia, che per la ricchezza delle tavole, stracolme di particolari che il bambino, da solo o insieme al genitore, si divertirà a scovare. Ma ve ne parlerò meglio più avanti, mostrandovi anche le tavole originali che ho potuto vedere sia a Sarmede che alla mostra tenutasi all'Associazione Culturale Hamelin, in concomitanza con la Bologna Children's Book Fair 2014. Quello che mi sento di dire però, è di tenere d'occhio questo illustratore, perché pieno di talento, con un uno stile di disegno curato, delicato e simpaticissimo, perfetto per i più piccoli ma che strapperà un sorriso anche agli adulti (io rido come una pazza in libreria quando sfoglio i suoi libri!). Quindi genitori, educatori, maestri, appassionati, e in generale chiunque ha a che fare con l'infanzia, tenete d'occhio questo autore.



Ma passiamo a "Pomelo è innamorato". Già dalle sguardie, appena apriamo il libro, si entra in un mondo che conosciamo bene, quello di un orto. Lo conosciamo bene ma allo stesso tempo è lontano dal nostro sguardo, perché lo consideriamo qualcosa di banale, poco interessante e al quale quindi prestiamo poca attenzione. Soprattutto è molto lontano dalle nostre dimensioni, perché composto da ortaggi e piante piccole. Un ambiente perfetto invece per il nostro Pomelo, in quanto è un elefante in miniatura.


Nel frontespizio troviamo già il nostro personaggio, che ci accoglie con un immagine allegra, colorata, che a mio parere lo rende già simpatico. Con i suoi occhi a palla, la lunga proboscide e soprattutto quel colore, così lontano da quello vero degli elefanti, non può non intenerire il lettore. Carino, buffo e tenero, è perfetto per una storia legata all'infanzia. Durante la storia Pomelo assume varie espressioni, una più azzeccata dell'altra, che lo rendono vero, reale, in quanto sono espressioni tipiche dei bambini. Dubbio, felicità, tristezza, perplessità, sorpresa. Diverte anche il lettore adulto, che non può rimanere indifferenze a un essere così semplice, quanto simpatico e ricco di sfumature.




 

Il libro è composto da tre episodi. Nel primo, "Pomelo è innamorato", troviamo appunto il nostro piccolo protagonista alle prese con l'amore. Ma innamorato di chi? Di tutto ciò che lo circonda. Dalle piante agli animali, dai rumori alle cose per noi più semplici, come l'acqua, un sasso, la luna, i profumi. Il suo amore è dovuto allo stupore, al guardarsi intorno e accorgersi della bellezza del mondo delle piccole e "banali" cose che si hanno sempre vicine, ma spesso invisibili. Amarle anche se non ci sono pienamente chiare, ma talmente belle da non poter restare indifferenti, e in questo modo cercare di capirle un po' di più.

Il secondo episodio, "La scomparsa", riguarda invece il trascorrere del tempo e l'alternarsi delle stagioni. Pomelo è spiazzato e triste perché da un giorno all'altro il giardino è diventato brutto, secco, perdendo i suoi colori vivi. Le piante hanno assunto un aspetto pessimo o addirittura sono scomparse. Persino i suoi amici insetti non ci sono più. Il cielo è di un colore strano, minaccioso, come non l'aveva mai visto, e il suo tanto caro soffione si sfalda, volando via. Pomelo cerca di impedirglielo, ma non ci riesce. Poi però dal cielo scende qualcosa, qualcosa di nuovo e sconosciuto. E' la neve. Ma il piccolo elefantino non sa cos'è e rimane inizialmente interdetto, per poi lasciarsi andare, muovendosi, rotolandocisi dentro e scoprendo un nuovo divertimento e tante possibilità di gioco. Potrà persino costruirsi un altro soffione, questa volta di neve, anche per sentirsi un po' meno solo. I cambiamenti, dopotutto, lasciano sempre perplessi, a volte spaventati, ma bisogna avere il coraggio di affrontarli, esplorarli, farli propri, in modo che possano portare a esperienze nuove, che possano arricchirci, ampliando la nostra conoscenza del mondo. 

L'ultimo episodio, "Pomelo è elefantastico", esalta le qualità del nostro personaggio, proprio per mostrare che, nonostante la sua piccola stazza, il colore particolare, il suo essere insomma diverso, è pieno di qualità invidiabilissime, come il poter diventare invisibile su sfondo rosa, l'essere grande rispetto ad altri esserini suoi amici, essere bello, impermeabile, pratico. Il catalogo di espressioni che assume Pomelo in questo ultimo capitolo è davvero esilarante. E la riflessione sulla diversità che diventa ricchezza è importantissima. Anche questa volta il tutto terminerà ai piedi del suo amato soffione, da cui ritorna sempre. 
                 

venerdì 6 giugno 2014

Lettori si nasce o si diventa?

Inauguro il blog parlando di una cosa a cui tengo molto e che amo ricordare, e cioè la mia "storia di lettrice". Questo perché ritengo che essere un lettore forte, un appassionato, un amante in generale dell'editoria, derivi da tante esperienze vissute e persone incontrate sul nostro cammino. Se ripenso a me da piccola, mi ricordo con un giornalino/libricino o con un colore in mano. Sempre. E tutto ciò mi emoziona perché queste sono le passioni che mi animano ancora oggi, da adulta, e per le quali mi impegno per realizzarmi.
Un grande grazie lo devo alla mia mamma, che fin da piccolissima mi nutriva con tante parole, figure, colori, stimolando così in me una buona fantasia. Già a quell'età la seguivo e ascoltavo attentamente, a bocca aperta, incuriosita da queste cose e infondo sono convinta che qualcosa già capivo, e prendeva forma in me. Da ciò deriva un mio grande amore di sempre, l'edicola. Era la mia fonte di giornalini, super colorati (spesso anche trashioni), che mi hanno subito avvicinato a certi linguaggi come il fumetto e l'illustrazione.
Il periodo dell'asilo invece, fu scarno dal punto di vista della lettura e del libro, ma ricco di laboratori, curati e stimolanti, che continuarono a mantenere viva in me la fantasia. E quanto disegno. Foglio su fogli, storie su storie, riguardandoli adesso penso a quanto sia importante per un bambino di quell'età l'immaginazione, la libertà e il divertimento. Come dimenticare poi il mitico libro delle fiabe che avevo dai nonni (ereditato dall'infanzia di mia madre) del quale guardavo continuamente le figure e dal quale farmi raccontare solo e solamente una favola su tutte, letta sempre con passione da mia nonna.
Ogni tanto a casa non mancava qualche libro della biblioteca, spesso di Beatrix Potter, Jill Barklem con il suo "Boscodirovo" e Nicoletta Costa (tutte passioni della madre, che amava questi stili di disegno). Ancora oggi me li ricordo, spesso in edizioni piccole, che potevo maneggiare comodamente da sola. E quelle illustrazioni, curate nei minimi particolari, che mi spingevano ad osservare e studiare attentamente.
 Ora che ci penso però, credo che il primo fumetto "serio" letto fu la Pimpa. Un libricino vissuto conservato nella scatola dei miei tesori che avevo dai nonni, contenente tutti i giochi e colori che usavo di più.
Fino alla fine delle elementari posso quindi dire tutto bene. Si, non mi sono mai ammazzata di lettura (anzi appena imparato a leggere, la odiavo profondamente come pratica), però quei pochi titoli che leggevo mi prendevano, quindi anche se lentamente, me li gustavo, divertendomi. A darmi una mano nella scelta di cosa leggere, c'era la maestra d'italiano, con i suoi consigli per le letture estive, tra i quali eravamo liberi di scegliere, ma che potevamo anche ignorare. Nessun obbligo o costrizione, come dovrebbe essere il piacere della lettura. Grazie a questi elenchi, conobbi grandi autori per l'infanzia come Dahl, Lindgren, Ende, Pennac, Ibbotson, che ancora leggo e porto nel cuore. E il mio grande amore per la collana Gl'Istrici Salani.
Ripensandoci ora, gli insegnanti che mi hanno sempre dato di più, a parte una piccola parentesi di tre anni, sono stati quelli di italiano. Appassionati, che volevano spiegarci quale piacere ci stavamo perdendo.
Alle medie leggevo davvero poco, quasi niente, ma l'ottima professoressa, insieme a una buona e interessante antologia, contribuirono a non spegnere il mio interesse, anche se questo ormai era diventato latente.
Per quanto riguarda il capitolo superiori, per i primi due anni ebbi una prof molto strana, quasi pazzoide, e che solo nel tempo capii quanta invece ne sapeva. Ci lesse stralci di opere famose di letteratura mondiale, che avrei ritrovato molto più tardi sulla mia strada. Fu l'unica che mise a disposizione alcuni suoi "tesori", qualche titolo della sua libreria per formare una "bibliotechina di classe", senza scadenze o obblighi, ma per fare in modo di suscitare un po' di curiosità in noi. E mentre tutti pensavano solo a dargli della pazza, entrai in contatto con "Il vagabondo delle stelle" di London. Qualcosa che non dimenticherò mai, perché per la prima volta mi sentivo una vera lettrice, che leggeva un testo non sempre facile e che affrontava un tema serio.
Gli ultimi tre anni delle superiori invece, furono un disastro. Lezioni sconclusionate, senza ordini cronologici, biografie di autori e opere riarrangiate secondo il gusto del professore, tutto trattato in modo noioso e senza mai leggerne una sola parola.
Iniziai così a rifugiarmi nelle letture personali, in particolare in quelle stile "Jack Frusciante è uscito dal gruppo" (tutt'ora uno dei miei titoli preferiti), che mischiavano adolescenza, ribellione e passione per la musica. In generale però le letture erano davvero centellinate, risollevate solo dalla mia nuova passione: i manga, che leggevo a quintalate. Il mio amore per il fumetto si fortifica, surclassando quello per la letteratura. Appena però iniziai ad informarmi riguardo alla facoltà che avrei scelto (Accademia di Belle Arti - Fumetto e Illustrazione), aprii gli occhi e mi accorsi di quanto avevo perso negli anni precedenti.
L'ingresso in Accademia, segnò la svolta nel mio percorso da lettrice. Inizia a divorare fumetti, capendo quanto potevano essere una cosa seria, non solo Topolino, Lupo Alberto o manga sentimentali (che comunque continuai a consumare). Ma soprattutto iniziai a leggere libri su libri. Fin dal primo anno mi ritrovai con tantissimi consigli di lettura dati da ciascun prof. Ma fu un corso in particolare a cambiare tutto, tenuto da un professore che anche ora stimo e ammiro. E' stata proprio la sua passione nell'insegnare, la sua grande cultura, il suo sapersi porre sullo stesso piano dello studente, discutendo e spesso mettendo in dubbio le sue stesse opinioni precedenti, e l'attenta scelta dei percorsi di lettura, per farci appassionare. In quattro e quattr'otto recuperai autori come Calvino, Buzzati, Dahl per adulti, scrittori gotici, Cortazar, Kubin, e tantissimi altri. Ora ero pronta per leggere, leggere con piacere, per scoprire, per farmi una cultura mia e gusti ben delineati. Così sono diventata un'appassionata del libro, tanto da riempirci la casa, andare alla fiere, conferenze e perdermi nelle librerie e nelle bancherelle.
Non posso però negare che anche grazie ai social network, ai blog e a Youtube ho imparato tanto, scoprendo molta gente appassionata come me con la quale confrontarmi e imparare sempre cose nuove.
Tirando le somme, è evidente cosa voglia dire avere al proprio fianco adulti consapevoli di quanto sia importante leggere, senza però obbligare o opprimere, e insegnanti validi e appassionati. Solo stuzzicando la fantasia e la curiosità, cercando letture adatte, mai banali e che affrontano temi della quotidianità, potremmo formare un popolo di lettori.