martedì 30 settembre 2014

Piccole cose belle: maratone di lettura ("Septubeathon")

Per la prima volta nella mia vita da lettrice, ho deciso di partecipare a quella che viene chiamata una "maratona letteraria". Ci tengo a virgolettare il termine perché, è una classificazione, una denominazione che non apprezzo molto.

Maratona mi fa subito pensare alla competizione, alla fatica, che termina con una vittoria o una sconfitta, tutti elementi che non li vedo assolutamente collegati al piacere di leggere. Certo, scegliendo di partecipare bisogna un minimo mettersi alla prova, magari cercando di ritagliare più tempo possibile alla lettura, oppure affrontando quel tomo enorme che ci attira da tanto ma che non abbiamo mai la forza di iniziare, però si tratta di sfidare se stessi. Non è una gara, non è la corsa a chi divora più pagine in meno tempo, a chi è più furbo nella scelta dei titoli per "vincere".

Sottolineo queste cose perché altre volte ho seguito iniziative del genere o simili, sempre da spettatrice, senza partecipare, e mi sembrava venisse svalutato ciò che si stava facendo, trasformando tutto in moda, mostra di se stessi e delle proprie abilità, ma soprattutto mercificazione del libro e della lettura.

Dal mio punto di vista invece, un'esperienza di questo tipo è utile e divertente solo se la si vive giocando. Nel mio caso, ero talmente piena di buoni propositi, da decidere di partecipare a tutte le "sfide", mettendomi in gioco totalmente. E, come già immaginerete, "fallendo" (se la vediamo come gara!) miseramente. Troppa carne al fuoco.

Ciò che mi ha coinvolta di più è stata la scelta dei libri in base alla "sfide"/categorie proposte. Ho impiegato qualche ora nello spulciare a fondo la libreria (con questa scusa l'ho anche spolverata e risistemata, finalmente!), per trovare un titolo, un autore, un tema, una copertina che fosse attinente e che allo stesso tempo mi chiamasse alla lettura proprio in quel momento. Mi sono sentita come una bambina che deve scegliere tra i suoi amati giocattoli. Deve sceglierne uno da portare con se, rinunciando agli altri. Una decisione difficile, per non dire impossibile, che mi ha però riempito di energia e buona volontà.
Scelte compiute senza esagerare, evitando libri di venti pagine (mi sembrava di barare perché tutti presentavano titoli più o meno sostanziosi), ma neanche quelli di mille (che sapevo già, non avrei mai terminato).Titoli e autori molto vari, che spaziavano da fumetti, a libri per bambini, a narrativa, in modo da cambiare generi per non stancarsi o appesantirsi troppo.
Spulciando tra le scaffalature ho "ritrovato" alcuni titoli accantonati da tempo, che hanno fatto nascere in me sentimenti contrastanti. Alcuni li avrei voluti rileggere lì, subito, in seduta stante; altri invece ho deciso di "lasciarli andare", scambiandoli, perché non avevano mai suscitato l'interesse giusto; altri ancora, in attesa di essere letti, mi hanno fortemente attirata, e mi sono ripromessa di leggerli appena terminata la maratona.

Fatta la scelta e compilata la mia lista, sorge un'altra riflessione. Tutte le volte che siamo coinvolti in qualcosa di preciso, già definito, che in qualche modo è obbligatorio, imposto, si cerca di fuggire. Il lettore forse ancora di più. E in parte è successo proprio questo. Ero così contenta delle mie scelte, così curiosa e interessata che, terminata la prima settimana di lettura, avevo già bisogno di evadere. Ero incuriosita da tutto fuorché quello che mi stava aspettando. Ho addirittura ripreso in mano ebook ed ereader, che da qualche mese avevo abbandonato perché, per qualche oscuro motivo, riuscivo a leggere solo in cartaceo. Un aspetto che mi ha fatto riflettere molto e al quale non mi sono ancora pienamente data risposta.

Comportamento che ho assunto durante la maratona, e che mi è piaciuto talmente tanto da continuare a praticarlo anche in seguito, è quello di scrivere orario e luogo di inizio e fine lettura. Un'abitudine semplice, ma carina, soprattutto quando in futuro si riprenderà in mano quel libro e vi si troveranno appuntati questi piccoli ricordi. Interessante anche perché rivela ad esempio quanto certe pagine abbiano richiesto tempo e fatica, come altre invece, anche se poche, ci hanno catturato a lungo a riflettere o come una cinquantina di queste siano state divorate in un secondo.

(Non sto neanche a sottolineare il fatto che in quelle due settimane di maratona me ne siano successe di tutte e di più, avendo così pochissimo tempo da dedicargli. Ma si sa, progetti e buoni propositi sono creati proprio per essere infranti.)

Aspetto che ho apprezzato tanto è stato il confronto e la comunicazione con altri partecipanti, scoprire che un po' tutti stavano disperando per il poco tempo da offrire a questa esperienza, ma anche il divertimento nel vedere che tutti eravamo sulla stessa barca, che tutti ci eravamo sbizzarriti nelle scelte e ne andavamo fieri, che tutti erano entrati in crisi dopo pochi giorni, qualcuno anche abbandonando tutto. Poi invece c'è chi ha superato limiti personali, per esempio leggere un ebook invece di un cartaceo, chi ha raggiunto obbiettivi personali, come leggere almeno 300 pagine al giorno, in un modo o nell'altro, chi ha impiegato la passione che doveva usare in questa maratona in tutt'altro, tuffandosi in una nuova avventura che l'ha ritemprato, magari sconfiggendo quella dannata crisi del lettore.

Tanti modi diversi eppure affini, tutti lontani ma vicini. Ancora una volta la lettura avvicina e crea momenti di condivisione piacevoli, che fanno riflettere e ci aiutano a concludere giornate, settimane pesanti e difficili.

Ora, dopo tutte le varie riflessioni del caso, suscitatemi da questa bella avventura, vi spiego come funzionava questa "Septubeathon". Intanto sottolineo il fatto che ho scelto di parteciparvi perché è stata la prima maratona italiana di questo tipo, quindi ero felicissima di sostenere una nuova iniziativa, ed inoltre era organizzata da due blogger e Youtuber che apprezzo molto, ovvero Valentina ed Eleonora.

La "sfida" consisteva nel leggere tra l'8 e il 21 settembre, più libri possibili tra quelli scelti per le diverse categorie. Le challenge:

1) un libro (in base a titolo o autore) per ogni vocale (A, E, I , O, U);

2) un libro scritto da un'autrice donna;

3) una raccolta di racconti;

4) un libro (in base a copertina, titolo o temi) per ogni stagione (autunno, inverno, primavera, estate);

5) un libro autobiografico;

6) un libro (sempre in base a copertina, titolo o temi) che centrasse con un elemento (aria, acqua, terra, fuoco);

7) un libro dal quale sia stato tratto un film.

Essendoci numerosi punti, era possibile utilizzare uno stesso titolo per più categorie, ad esempio leggendo un libro di un'autrice, il cui nome iniziasse per A e che il titolo ricordasse la primavera si coprivano direttamente tre "sfide". Oltre ai libri si poteva leggere di tutto, manga, fumetti, albi illustrati, saggi, riviste o pubblicazioni particolari...ecc. Nessun limite in questo senso, per rendere tutto più piacevole, vario e particolare. Altra possibilità era quella di non partecipare a tutte le challenge, ma solo ad alcune di esse, a proprio piacimento. Quindi in generale, pochi obblighi e poche regole, tutto dipendeva dal concorrente-lettore e dalla sua voglia di fare e divertirsi.

Le mie scelte sono state:

1) A: David Almond "Il grande gioco"; (Lettera che alla fine ho sostituito in corso d'opera con il                primo volume del manga "Letter Bee" di Hiroyuki Asada, causa il troppo poco tempo per                    leggere e Almond merita assolutamente tutta la mia attenzione.)




    E: "End, vol.1 Elizabeth" Canepa, Merli (Fumetto in grande formato, cartonato francese. E' la                genesi di una storia gotica e oscura, con protagoniste giovani studentesse, adolescenti, che                  hanno a che fare con segreti ed eventi inspiegabili. Disegni e colori magistrali grazie all'unione            di queste due bravissime artiste.)




     I: "Ieri" Agota Kristof (che purtroppo non sono riuscita a leggere!)




    O: "L'animale d'allevamento" Kenzaburo Oe (Prima volta che affrontavo questo autore                            giapponese, il quale mi ha sorpreso positivamente, nonostante la storia forte, cruda e velata di              tristezza e malinconia. Interessante quanto sia importante il tema dell'infanzia in questo                        racconto. Un'infanzia che sa già cos'è la morte, che non la teme più di tanto, ma soprattutto che,          anche questa volta, viene delusa dagli adulti. Una vera e propria perdita di fiducia nei confronti          dei "grandi" che non fanno niente per comprendere, aiutare, proteggere i giovani coinvolti.                  Davvero consigliato.)




     U: "L'amico ritrovato" Fred Uhlman (Un importante classico che fino ad ora, ahimè, non avevo             ancora letto. Come sempre, le storie riguardanti questo periodo storico indignano, fanno male,             fanno riflettere e ci auguriamo che non debbano verificarsi mai più. Proprio per questo è giusto           leggerle, per essere consapevoli che un certo tipo di pensiero è sbagliato, discriminante, cattivo           e magari fulcro nel tempo di un ingiustizia, cattiveria. L'aspetto che ho molto apprezzato è il               fatto che non succeda niente di violento, terribile, come possiamo leggere in un Primo Levi, ma           quel poco che accade è devastante.)




2) "Il ponte galleggiante" Alice Munro (Grande autrice molto conosciuta ultimamente anche grazie al Nobel ottenuto nel 2013. Autrice che non avevo ancora affrontato e della quale mi sono innamorata! In questo piccolo libricino erano raccolti due racconti, e li ho amanti entrambi, profondamente. Uno stile di scrittura che scorre via, veloce, dal quale non ci riesce a staccare. Storie velata dalla tristezza, dal dolore, reali, nelle quali molti di noi, almeno in parte, vi si possono riconoscere.)




3) "La cagnetta" Vasilij Grossman (Autore russo, anche questo affrontato per la prima volta, del quale avevo sempre sentito parlare, benissimo, e che quindi mi incuriosiva da tempo. Anche in questo caso ho amato molto lo stile di scrittura, diretto e chiaro, tagliente a volte. Dei tre racconti, il primo non l'ho compreso a fondo e merita una rilettura, gli altri due mi hanno davvero conquistata. Fanno parte della produzione incentrata sugli animali, che utilizza come "mezzo" per mostrare quanto l'uomo li sfrutti, li illuda, li maltratti nonostante questi ci offrano tutto di loro stessi.)




4) AUTUNNO: "Una stanza tutta per sè" Virginia Woolf (Lettura che non ho terminato e che                                     sinceramente sul momento non mi aveva presa molto. Lo rileggerò e terminerò                                     sicuramente, perché credo siano un testo breve, ma comunque ricco di riflessioni e                               piccole verità che meritano l'attenzione giusta. Titolo scelto perché il titolo mi                                       ricordava l'autunno, con i suoi primi freddi e la voglia di rintanarsi nel proprio                                       rifugio, al riparo dalle intemperie.




     INVERNO: "Babbo Natale" Raymond Briggs (Grande illustratore per l'infanzia, dallo stile                                      rotondeggiante, inconfondibile! Autore di albi illustrati che sono ormai classici, che                              racconta storie delicate e ironiche, che sanno divertire i più piccoli e farli riflettere,                              magari su esseri e personaggi famosi per loro ma inconsueti, come Babbo Natale, o                              un pupazzo di neve.)




     PRIMAVERA: "Mi porti al parco?" Fabian Negrin (Albo del quale ho già parlato ampiamente                                    sul blog, qui. Anche questo una piacevolissima sorpresa che non posso non                                          consigliare. Scelta anche questa volta suscitatami dal titolo, richiesta che trovo                                      molto attinente alla stagione primaverile.)




      ESTATE: "Il balcone" Jean Genet (Testo teatrale che mi incuriosiva molto ma che non sono                              riuscita a leggere. Collegato immediatamente all'estate, mi fa pensare a quando la sera                          si sta sul balcone per sentire la lieve brezza, allietandosi con un po' di frescura prima di                        coricarsi.)




5) "Lettera al padre" Franz Kafka (Lettura del quale non so bene come parlarne, perché non trovo le parole giuste. Dico solo che va fatta, almeno una volta nella vita, perché tocca corde dell'animo umano importanti e comuni a molti di noi. Perché, benché con mio padre vada d'accordo, in alcuni punti mi ci sono riconosciuta e mi sono sentita come il giovane Kafka.)




6)  TERRA: "Il segreto del bosco vecchio" Dino Buzzati (Per me Buzzati è la coperta calda, il rifugio, la lettura che non delude mai anche quando schifi e odi tutto. Fin'ora, ciò che ho letto di lui mi ha sempre colpita, affascinata, conquistata, portandolo a diventare uno dei miei autori preferiti. Lo leggo con calma, gustandomi ogni parola e situazione che sa creare e cerco di far durare le sue storie, la sua bibliografia il più a lungo possibile, tenendoli per i brutti momenti. Questo titolo non l'avevo ancora letto, ma avevo visto qualche anno fa il film che ne aveva tratto Olmi nel '93 ed è stato amore profondo. Un inno alla natura, alla cattiveria dell'uomo, al suo maltrattarla sempre senza capirne il valore e quanto questa sia comprensiva con lui. Non manca la figura di un adulto burbero, senza cuore, che vuole solo il peggio per il giovane nipote. Lo stesso adulto che disprezza la natura, gli animali, non comprende, anzi odia, anche la gioventù. Ma nella vita ci si può ricredere, e cambiare, magari proprio grazie all'influsso positivo dell'ambiente naturale. Non vi dico altro, solo, leggete tutto Buzzati.)




7) "Seta" Alessandro Baricco (Lettura che non sono riuscita a compiere, anche se si potrebbe parlare di rilettura, in quanto questo titolo l'avevo già letto e apprezzato vari anni fa, e che volevo riprendere per rivivere quella particolare storia d'amore, e le atmosfere giapponesi che tanto amo.)




Alla prossima maratona allora!

sabato 13 settembre 2014

"Mi porti al parco?" Fabian Negrin

Quest'anno il mercatino dei ragazzi (che si tiene nella mia città, Faenza, tutti i giovedì del mese di Luglio) mi ha donato tantissime soddisfazioni. Libri di tutti i tipi, ma soprattutto di grandi autori del panorama dell'editoria per ragazzi. Ultime edizioni, altre più rare, altre vecchissime, vintage o di case editrici mai sentite, ma come nuovi, in ottimo stato e a prezzi stracciatissimi. Una vera e propria caccia al tesoro, sbirciando su questi "teloni" o bancarelle improvvisate accatastate per terra, nella piazza centrale della città, tra bambini eccitati per aver visto qualcosa che desideravano da tempo, altri entusiasti per potersi immedesimare per qualche ora nel ruolo del "grande", del "venditore"; cataste di giochi, giocattoli, giocattolini, sorpresine Kinder, e oggetti non bene identificati. Ma anche tanti genitori allegri, felici, che tornano bambini, oppure scocciati, snervati, isterici, con figli che scappano, prendono, piangono.
E poi tanti appassionati come me, che sperano di trovare "piccoli tesori" e che quindi scrutano il più possibile, prendono, guardano, valutano e come i bambini si esaltano. Un ambiente tutto particolare che frequento fin da quando ero piccola e che spero di poter continuare a vedere negli anni, con la stessa partecipazione. E' momento di aggregazione, di scambio, di riscoperta di cose a noi sconosciute, di socializzazione e di confronto.

Insomma, l'"occasione" quest'anno era sempre dietro l'angolo, e come resistere. Ho racimolato così un ottimo bottino, composto da classici, albi illustrati, grandi nomi contemporanei e alcuni acquisti a scatola chiusa perché impossibili da lasciare lì. Un bottino quasi esclusivamente relativo a letteratura per bimbi e ragazzi.

Un po' perplessa, mi sono perfino chiesta come potevo avere avuto così tanta fortuna nel trovare titoli così succulenti, perfetti e a pochi euro. Tornata a casa poi, smaltita l'euforia e l'entusiasmo per gli ottimi affari, ho visto tutto sotto un altro punto di vista, e l'amarezza mi ha colta improvvisamente. Si perché, se si trovano libri da 15/20€ a 1/2 massimo massimo 3€, nuovi, senza alcun tipo di segno, qualcosa non andava. Questi libri non era stati vissuti davvero, non portavano i segni della lettura, un'orecchia nella pagina, una spiegazzatura, una sottolineatura, e neanche il "divertimento", il gioco di un bambino, la sua passione per quella storia. Ricordo i miei libri di quando ero piccola, tutti tenuti benissimo si, ma comunque veri perché vissuti, con botte sui dorsi, rilegature usurate, miei disegni improvvisati che invadevano la storia.

Tutto ciò mi ha resa molto triste, soprattutto pensando al fatto che questo evento vede come protagonisti prima di tutto i bambini, e poi i genitori, sia dalla parte del venditore che dell'acquirente. Le camerette, le soffitte, le cantine, le "stanze dei giochi" (se ancora esistono) vengono svuotate, ripulite, liberate da tutte quelle "cose" noiose, inutili, che nessuno tocca o guarda più da anni o che nessuno ha mai considerato. E questi sentimenti li provano anche i bambini-clienti e i relativi genitori, in quanto nessuno tocca questi libri. Il motivo poi dei prezzi bassissimi è proprio lo svendere, il "liberarsi di tutti questi rozzi", per non vederli mai più.

Quanti Dahl, Pitzorno, Rodari, Carpi, Lindgren (per citarne solo alcuni, i più famosi), ho visto là abbandonati, mai degnati di uno sguardo, magari anche riportati a casa e nuovamente buttati nell'angolino umido e polveroso.

Nel momento in cui ho realizzato il tutto, sarei tornata indietro e avrei pregato quei bambini, o quei grandi, di tenere da parte questi titoli per "momenti migliori", in modo da potergli dare una seconda possibilità in futuro,  rileggerli dandogli il giusto valore. Io per prima sto facendo un super recuperone ora, a ventitré anni e ne sono più che soddisfatta. I libri per bambini non devono per forza essere letti solo quando lo si è. Sono storie che insegnano a sperare, sognare, lottare, pratiche che anche noi grandi dovremmo sempre tenere a mente.

La "me bambina" era diversissima dai bimbi di oggi. Io non volevo separarmi da nulla, con il risultato che, le uniche due volte in cui partecipai a questa iniziativa, obbligata, fu una tragedia. Non volevo vendere nulla, neanche la minuscola sorpresina Kinder, perché consapevole che questa mi aveva accompagnato in tante "avventure immaginarie" e io, come la ringraziavo? Svendendola. Chiamatemi possessiva, materialista, accumulatrice, ma io alle "cose" voglio bene, perché ad esse lego momenti, ricordi, sentimenti, emozioni, sia positive che negative, e quando le riprendo in mano, rivivo proprio quei momenti. Fanno parte di me, del mio vissuto e della mia memoria.

Ora basta sentimentalismi e riflessioni, mi sono lasciata prendere la mano.


Uno dei libri del mio bottino estivo è: "Mi porti al parco?" di Fabian Negrin, albo illustrato edito da Il Castoro nel 2009. Apprezzo molto questo autore/illustratore, sia quando si occupa solo dei disegni, sia quando progetta il libro a 360 gradi, occupandosi anche dei testi. E' un'artista versatile, che sa sempre reinventarsi, affrontando ogni libro o tema come una nuova avventura, cercando la tecnica e il linguaggio più consono, per rendere al meglio gli elementi trattati. Diverso ma comunque sempre riconoscibile. Vincitore del premio Andersen del 2000 proprio come migliore illustratore.

Ammetto di aver perso questa interessante uscita all'epoca, e di non averla, purtroppo, vista molto in libreria. Purtroppo perché questo albo è perfetto per i più piccoli (2/3/4 anni), ricco di colori, suoni, movimento, che può trasformare la  lettura in momento di condivisione (con altri bimbi ma soprattutto con i grandi, con i quali "vivere" la storia), esplorazione e profondo divertimento.

In questo albo viene prestata grande attenzione ai suoni, sia per gli oggetti che entrano in gioco, come tamburo, aspirapolvere, frullatore, per le urla del bimbo per attira l'attenzione del papà, per il forte suono dell'ambulanza o il barrito dell'elefante. Ma anche la grafica esalta il rumore, attraverso l'utilizzo di font grafici, invadenti, grandi, che occupano l'illustrazione.









Dopo tutto questo caos è interessante osservare la doppia pagina del "silenzio", che spezza con il trambusto della storia, lasciando tutto sospeso per una frazione di secondo. Una pace che fa riflettere e dona tranquillità.




Storia adattissima quindi per la lettura ad alta voce, animata, che farà concentrare ancora di più il bambino all'ascolto, magari riproducendo i rumori presentati nella storia(nel limite del possibile), coinvolgendolo nell'esecuzione di questi e creando un gioco alla pari, durante la quale il grande assume il ruolo del bimbo. Risate e divertimento assicurato.
Nel testo troviamo proprio suoni onomatopeici e frasi che secondo il principio della ripetizione, ci accompagnano in tutte le pagine. Caratteristica molto amata dai più piccoli, che crea in loro divertimento e allegria quando ritrovano il solito motivo: "mi porti al parco?".
Il racconto procede per accumulazione. Nuovi eventi avvengono e si aggiungono alla lista, sempre più strampalati, inverosimili.

E' un racconto esilarante ma anche molto reale, nella quale grandi e piccini possono facilmente riconoscersi. I genitori nel ruolo dell'adulto troppo occupato e poco attento. Il figlio nel bimbo che vuole attirare a tutti i costi l'attenzione del genitore, per giocare con lui e passare del tempo insieme.
Nel nostro caso troviamo un babbo che "ronfa", nel vero senso della parola, sul divano, talmente profondamente che niente e nessuno può svegliarlo o infastidirlo. Inizia così la "ribellione" del figlio, dispiegando più mezzi possibili, che hanno del fantastico, dell'assurdo, creando un vero e proprio caos, un carnevale rumoroso, un sovvertimento delle regole, purtroppo inutile. Quando ormai il protagonista, triste e amareggiato, si arrenderà, sarà la cosa più piccola, lieve e dolce a risvegliare il padre, il canto di un uccellino. Finalmente si può correre a giocare all'aria aperta, lieto fine tanto agognato.




Molto tenera è la doppia pagina finale che mostra questo momento. Esprime perfettamente la felicità di padre e figlio di divertirsi insieme.


Le illustrazioni sono semplici, essenziali, ma allo stesso tempo poetiche perché composte da tratti decisi, che ricordano veloci pennellate, e macchie di colore, sempre su sfondo bianco. I colori sono vivi, accesi, dalle tonalità piatte, rendono la vivacità, il movimento, il caos, il rumore della storia. Lo spazio della pagina è pienamente sfruttato, riempito dai disegni e dal testo, anche loro in continuo movimento.

Un modo per vivere nella tranquillità di casa un'avventura chiassosa, piena di festosità, spensieratezza e vitalità.

lunedì 1 settembre 2014

Aprire gli occhi: "Sulle tracce di orsi e elefanti" Benjamin Chaud @ Hamelin Associazione Culturale

Oggi voglio aggiungere un capitolo alla mia "avventura" soprannominata Aprire gli occhi. In realtà si tratta di un capitolo passato già da un bel po' di tempo, ma che quando l'ho vissuto non avevo ancora questo blog, e la mostra e l'illustratore in questione sono troppo degni di nota da rimanere semplicemente un mio piacevole ricordo e una cartella di immagini nel pc.


La mostra in questione è "Sulle tracce di orsi ed elefanti", personale di Benjamin Chaud, tenutasi nella sede di Hamelin Associazione Culturale (Via Zamboni, 15 Bologna), dal 27 marzo al 24 aprile, in occasione della Children's Book Fair 2014.

Benjamin Chaud è un giovane illustratore molto prolifico e presente sulla scena contemporanea. Diventato famoso in Francia con il personaggio di Pomelo, dolce e simpatico elefantino rosa dalla proboscide spropositata e dalle espressioni spassose (per saperne di più trovate qui sul mio blog la recensione di una delle avventure di questo personaggio).












Cura nelle ambientazioni, nella scelta cromatica, nella composizione.
La varietà della mimica di Pomelo.
In Italia è conosciuto soprattutto per:

Una canzone da orsi, pubblicato nel 2013 ed edito da Franco Cosimo Panini, vincitore del Premio Andersen 2014 come Miglio Libro 0/6 anni, con questa motivazione:
"Per un albo che combina perfettamente la tensione narrativa e l’invito al gioco e alla scoperta. 
Per una piccola storia dai molti echi, dolce e incantevole ma aperta all’avventura e alla scoperta di sé.
Per le magnifiche tavole ariose e invitanti, ricche di mille particolari da scoprire."
Una storia tenera e simpatica, che ha come protagonisti Orsetto e Papà Orso, che si cercano, si inseguono, attraversando le più svariate ambientazioni, vivendo mirabolanti avventure. I protagonisti, nonostante siano animali, incarnano perfettamente una situazione che potrebbe capitare a qualsiasi padre e figlio, rendendo facile la personificazione per il lettore. Un albo che obbliga ad aguzzare la vista perché caratterizzato da tavole ricchissime di particolari, nelle quali perdersi, scoprendo tante storie e tanti personaggi secondari.

Non ho fatto i compiti perché..., con testi di Davide Calì, 2013, pubblicato da Rizzoli. Anche questo libro simpaticissimo e coinvolgente, che presenta le svariate scuse che un bambino utilizza per giustificarsi dal non aver fatto i compiti. Scuse originali, incredibili, anzi poco credibili, al limite della realtà, assolutamente fuori dal comune.







In realtà già altri suoi albi erano usciti nel nostro paese, ma senza ottenere particolare attenzione, come La principessa della pioggia e Lavarsi che impresa!, editi entrambi da Zoolibri, oppure due atlanti, uno sugli animali e uno sul corpo umano, primo approccio per i bimbi più piccoli, editi da La Nuova Frontiera.

La mostra toccava tutti i suoi personaggi più famosi, quindi Pomelo, Orsetto e Papà Orso, bambini, conigli di pezza...ma permetteva di vedere anche molti schizzi preparatori, studi, studi di personaggi, disegni fatti appositamente per la sua tappa a Bologna.












Come sempre la possibilità di vedere gli originali, potendo scrutare errori, scoprendo il gusto della tecnica usata, e soprattutto scoprire il "dietro le quinte" di illustrazioni, libri, è qualcosa di impagabile.



Notare l'espressione del cagnetto!

Ma anche del coniglio! Troppo buffi.


"Adieu Chaussette"
"Tout nu"

Lo stile dell'autore è preciso, dettagliato, sia dal punto di vista dei particolari degli oggetti, delle ambientazioni, dell'abbigliamento, sia per quanto riguarda le espressioni dei personaggi, le pose, i movimenti. Nelle sue immagini, in particolare in quelle caotiche e affollate, troviamo l'umanità intera, con tutte le sue possibilità e varianti. Come protagonisti invece predilige bambini e piccoli esseri, che si immergono in questo brulichio, proprio come fanno i bambini lettori, mostrando il loro punto di vista, e sottolineando quanto possano filosofeggiare, pensare a "cose da grandi", porsi quesiti esistenziali, nonostante la loro piccolezza. Esempio perfetto di ciò è lo stesso Pomelo.








Fili conduttori dei suoi lavori sono l'avventura, l'ironia e l'allegria, la varietà, l'attenzione per il dettaglio, la cura dei personaggi e la scelta di piccoli "grandi" protagonisti.



Un grande disegno, creato e studiato per l'allestimento della mostra,
ricco di citazioni, sia di propri personaggi, che di icone famose.
Qui possiamo vedere, per esempio, un Moomin,
ma anche il "suo" Papà Orso.

Tenete d'occhio questo illustratore e se vi capita una sua mostra, non lasciatevela scappare!